Socialismo e fascismo: Due facce della stessa medaglia
Se pensiamo a quello che è stato il dibattito politico europeo nel corso dell’ultimo secolo, senza dubbio, non possiamo non considerarlo come il prodotto di due grandi ideologie apparentemente opposte: il socialismo e il fascismo. Queste visioni hanno caratterizzato- e caratterizzano tuttora- la vita politica di un intero secolo, sfruttando una specifica propaganda che aveva l’obiettivo di creare l’idea di due tipi di strutture economiche e politiche, nate per essere geneticamente contrapposte. In verità, sono stati molto più simili di quanto socialisti e fascisti avrebbero voluto e creduto.
Religioni secolari
Socialismo e fascismo sono nati nello stesso periodo storico e sociale, quello in cui il potere del cristianesimo ha iniziato a perdere la sua capacità di influenzare le masse, e gli Stati avevano bisogno di un altro strumento per controllare la nascente politica di massa.
Per tutto l’Ottocento divenne chiaro che la legittimità delle dinastie reali sarebbe stata costituita dalle religioni laiche.
Il romanticismo produsse l’idea del nazionalismo. Il concetto di Volontà Generale di Rousseau ha trovato la sua applicazione sull’idea di Nazione fondata sulle persone, e sul culto delle persone a se stesse. L’amore per Dio si identificava con l’amore per la propria Nazione, qualcosa da difendere e per cui morire. Hitler basò la costruzione della sua propaganda sfruttando le antiche tradizioni germaniche, con cerimonie, riti e simboli che avevano l’obiettivo di elevare l’idea di Germania, costruendo un vero e proprio culto civile.
Non era poi così diverso da quello che fece Benito Mussolini in Italia. Egli seppe utilizzare simboli appartenenti all’Impero Romano, proponendo così l’Italia come sua diretta discendente.
Dal lato opposto, nel tentativo di creare un’altra ideologia, c’era la profezia marxista. La Chiesa era rappresentata dal Partito Comunista, con gli scritti di Marx ed Engels come testi sacri, e il nemico identificato nel capitalismo borghese.
Come scritto da Charlotte D.
Karl Marx ha lasciato una forte eredità antireligiosa a generazioni di socialisti, ma perché le religioni sono così incompatibili con il socialismo? Perché il socialismo costituisce di per sé una religione. […] Il governo cerca di attribuirsi il ruolo di Dio e come in questa prospettiva il socialismo si vuole imporre come unica religione.
Entrambi sono riusciti a creare una religione laica con i propri riti, miti, simboli e tradizioni che avevano l’unico scopo di sostenere l’ideologia.
Il processo di secolarizzazione prodotto dalla Rivoluzione francese ha portato alla creazione di due modelli di controllo politico, e anche se si sono fronteggiati, cercando di mostrarsi come rappresentanti di offerte politiche filosoficamente opposte, entrambi sono stati la conseguenza dello sforzo di controllare il masse attraverso lo stesso principio politico ed economico: il collettivismo.
Collettivismo contro Individualismo
Guardando alle caratteristiche del socialismo e del fascismo, appare abbastanza chiaro come abbiano uno specifico filo conduttore che lega la loro idea di società.
Secondo tali dottrine, l’individuo dovrebbe perdere le sue peculiarità e dovrebbe essere ridotto a una dimensione collettiva in cui non è più una rappresentazione unica di se stesso, ma diventa parte di una società organica, dove i suoi diritti individuali sono piegati a favore di quelli collettivi.
A tal proposito, Ayn Rand ha scritto:
La caratteristica essenziale del socialismo è la negazione dei diritti di proprietà individuali; sotto il socialismo, il diritto alla proprietà (che è il diritto d’uso e di disposizione) è conferito alla “società nel suo insieme”, cioè al collettivo, con produzione e distribuzione controllate dallo stato, cioè dal governo.
Il socialismo può essere stabilito con la forza, come nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, o con il voto, come nella Germania nazista (nazionalsocialista).
In teoria, le differenze sono superficiali; in pratica sono solo questione di tempo. Il principio di base, in tutti i casi, è lo stesso».
l pensiero di Ayn Rand non potrebbe essere più chiaro: “Fascismo, nazismo, comunismo e socialismo sono solo variazioni superficiali dello stesso tema mostruoso: il collettivismo.
E se le guardiamo da questo punto di vista le loro differenze iniziano ad apparire ancora più sfumate, fino a scomparire. La preminenza della questione di classe da una parte, la questione nazionale dall’altra. Le uniche differenze da costruire per cercare di essere diversi, nascondendo il vero stesso obiettivo: collettivismo della società e distruzione della libertà individuale.
In sintesi: sono simili, per questo si odiano, perché mirano a sedurre lo stesso elettorato.
Ad esempio, Benito Mussolini fu un membro di spicco del Partito Socialista Italiano (Partito Socialista Italiano) prima della prima guerra mondiale, approfittando di una posizione antisocialista dopo la guerra. Successivamente, quando dovette scappare nel 1944, fondando la Repubblica Sociale Italiana, uno Stato fantoccio nazionalsocialista, tornò alle sue idee socialiste iniziali promuovendo la propaganda anticapitalistica e teorie economiche socialiste.
Il filo conduttore appare abbastanza esplicito. Come sostenuto da Von Hayek:
Il fascismo è lo stadio raggiunto dopo che il comunismo si è dimostrato un’illusione. […] È vero, certo, che in Germania prima del 1933 e in Italia prima del 1922 comunisti e nazisti o fascisti si scontravano più spesso tra loro che con gli altri partiti. Hanno gareggiato per il sostegno dello stesso tipo di mente e si riservano l’un l’altro l’odio dell’eretico. Ma la loro applicazione pratica ha mostrato quanto siano strettamente legati. Per entrambi, il vero nemico, l’uomo con cui non avevano nulla in comune e che non potevano sperare di convincere, è il liberale del vecchio tipo.
I socialisti e i fascisti hanno avuto la stessa visione della società, una società di massa in cui la volontà generale possa soffocare ogni tipo di individualismo, dove coloroi quali non si incontrano sotto la Chiesa Civile, bisogna convincerli con l’uso della forza.
Quest’ultima asserzione non può essere ignorata. È un segno comune a tutti loro: una scia di violenza, sofferenza e morte. Centinaia di milioni di morti sono stati causati in nome del collettivismo dai socialismi di sinistra e di destra.
Teorie economiche e riferimenti culturali
Come è stato scritto in precedenza, le loro similitudini sono più evidenti della loro differenze. Da un punto di vista economico questa considerazione ovviamente non cambia. Al contrario, appare ancora più evidente.
I sistemi economici basati sui valori socialisti si presentano come portatori di idee molto simili, in cui il controllo del governo sull’economia deve essere ancora più forte, sostituendosi all’impresa privata.
Anche in questo caso, guardando agli esempi che la storia ci ha fornito, sembra impossibile essere effettivamente dell’opinione di trovarsi di fronte a due mondi politici opposti, come hanno sostenuto politici e intellettuali di entrambe le parti.
Citando quanto scrisse Von Mises:
Dove tutti i prezzi, tutti i salari, tutti i tassi di interesse, in breve tutto nell’intero sistema economico, è determinato dal governo. E questo, chiaramente, è socialismo. […]
Perché nella Germania di Hitler non c’era impresa privata o iniziativa privata. Nella Germania di Hitler esisteva un sistema di socialismo che differiva dal sistema russo solo nella misura in cui si conservavano ancora la terminologia e le etichette del sistema economico libero. Esistevano ancora le “imprese private”, come venivano chiamate. Ma il proprietario non era più un imprenditore, il proprietario veniva chiamato “gestore di negozio”.
Il programma economico del fascismo italiano non differiva dal programma del socialismo delle British Guilde, come propagato dai più eminenti socialisti britannici ed europei.
Il sistema italiano non era poi tanto diverso. Mussolini, come scritto in precedenza, fu un fervente socialista, abbastanza abile da usare le istanze revansciste causate dalla prima guerra mondiale per assumere il potere. Economicamente, lo Stato italiano aveva una struttura abbastanza simile a quella che fece Lenin in Russia dopo il crollo economico del 1921, nel cosiddetto periodo chiamato “Comunismo di Guerra”, che portò a morire di fame cinque milioni di persone.
Il fascismo italiano passò attraverso un importante processo di nazionalizzazione di banche, imprese e industrie, aggiungendo un sistema autarchico e una gestione burocratica molto pesante. Secondo quanto dichiarato da Mussolini, tre quarti dell’economia italiana, industriale e agricola, erano nelle mani dello Stato.
I fatti mostrano un traguardo economico che oggi tutti coloro che ignorassero di parlare di fascismo, potrebbero facilmente attribuire a un risoluto partito socialista di sinistra. Le etichette con cui si erano chiamate diverse narrazioni politiche non cambiano il reale stato delle cose.
Come è stato scritto finora, socialismo e fascismo hanno avuto la stessa genesi, lo stesso sviluppo, la stessa idea filosofica e la stessa teoria economica. Sono così simili che hanno gli stessi riferimenti culturali. Una lunga fila di autori e personaggi che sono stati padroni ideologici di una parte finendo per passare all’altra.
Ad esempio, il pensiero di Nietzsche ispirò il nazionalsocialismo, sebbene divenne un punto di riferimento per i partiti di sinistra nella seconda metà del XX secolo; un altro esempio rilevante fu Georges Sorel, padre del marxismo rivoluzionario francese, che divenne un grande ammiratore di Lenin e Mussolini; i partiti di estrema destra italiani ci hanno mostrato qualcosa di ancora più strano, infatti cercarano di assumere come punto di riferimento due dei principali esponenti socialisti: Antonio Gramsci ed Ernesto “Che” Guevara.
La tesi sui due poli estremi non può essere accolta in alcun modo. Se li guardiamo al giorno d’oggi, non potrebbe essere più chiaro in quanto la loro visione del mondo è ancora la stessa, con solo alcune piccole differenze appena fatte per poterli distinguere.
Se si pensa ai principali partiti e movimenti europei di sinistra e di destra contemporanei, che affondano le proprie radici in quelli del secolo scorso, essendone il diretto risultato, appare abbastanza chiaro come le loro caratteristiche siano ancora facilmente riconducibili a quanto scritto finora .
Mentre i socialisti di sinistra hanno perso l’idea della questione di classe, cercando un nuovo soggetto per portare avanti la propria narrativa politica, i socialisti di destra sono ancora sulle stesse posizioni storiche. La maggior parte delle cose non è cambiata. Hanno ancora una visione statalista, odiano la libertà e i diritti individuali, odiano il libero mercato e la globalizzazione, continuano a sognare la stessa società collettiva in cui tutti esistono solo come parte di un gruppo. Nascondendosi dietro vecchi principi legati alla religione e al nazionalismo, a destra, e dietro un’idea ossimorica di libertà egualitaria, a sinistra, continuano a promuovere gli stessi obiettivi politici il cui unico obiettivo è – oggi come in passato – distruggere ogni tipo di libertà individuale.